MaaS, veicoli autonomi o droni?
ANTONIO LOBO
A novembre 2021 Antonio Lobo, ricercatore nell’ambito dei sistemi di trasporto presso l’Università di Porto, è stato scelto come nuovo direttore del Board dell’Association for European Transport. FLOWS lo ha intervistato per indagare quali, tra i principali temi nell’ambito della mobilità, verranno sviluppati nell’immediato futuro e quale può essere il ruolo dell’Associazione in questo contesto.
In qualità di nuovo Direttore del Board della Association for European Transport (AET), quali sono i principali temi nell’ambito della mobilità e dei trasporti che verranno sviluppati sensibilmente nei prossimi 5 anni?
Antonio Lobo – Esistono diversi temi interessanti – che includono, tra le altre cose, anche l’ambito della sostenibilità – che credo verranno sviluppati nei prossimi 5 anni nel campo della mobilità. Certamente il MaaS ha avuto una buona diffusione sin da principio: è molto diffuso nei giovani e ancora oggi il processo di diffusione è in forte crescita poiché grazie al MaaS è possibile risolvere alcune delle principali problematiche legate al mondo dei trasporti nelle piccole città e paesi. Ancora oggi il MaaS copre un ruolo centrale nell’ambito della ricerca perché, nonostante esista da diversi anni, ora è giunto il momento di migliorare l’integrazione dei servizi esistenti e crearne di nuovi, soprattutto per rispondere alla tendenza legata alla maggiore attrattività che i piccoli centri stanno attualmente avendo sui più giovani. Qui in Portogallo – solo per fare un esempio – la maggior parte della popolazione si è distribuita lungo la costa, riducendo sensibilmente, anno dopo anno, gli abitanti delle aree interne del Paese. Ma la pandemia che ha colpito tutti noi negli ultimi due anni ha cambiato le nostre abitudini,
si è diffuso in modo esponenziale il lavoro da remoto e questi due fattori hanno spinto diverse persone a tornare nuovamente verso l’interno del Paese. Situazioni come questa devono fare da stimolo per adottare il MaaS anche nelle aree più remote. Certamente, se vogliamo raggiungere un maggior numero di utenti, dobbiamo ancora lavorare molto sulla usability. Non posso non citare i veicoli autonomi. Attualmente le attenzioni dei ricercatori si stanno concentrando su un problema principale: nel mercato europeo i sistemi più avanzati sono di livello 2, ovvero veicoli che sono in grado di muoversi autonomamente, ma con il constante monitoraggio da parte dell’utente per questioni legate principalmente a temi di sicurezza.
Allo stesso tempo, abbiamo assistito a diversi tentativi per la produzione di veicoli con livello 3, che però non hanno avuto successo. A livello teorico, il livello 3 dovrebbe essere migliore del livello 2 perché chi guida l’auto può non prestare attenzione alla strada, ma allo stesso tempo deve intervenire nel caso qualcosa vada storto. Si tratta, come è evidente, di un paradosso.
Ad oggi i produttori di automobili stanno limitando l’uso di sistemi con livello 3 a condizioni di utilizzo molto specifiche, come ad esempio il traffico in autostrada. Dal momento che si tratta di un sistema molto limitato, alcuni produttori stanno concentrando le proprie attenzioni direttamente sul livello 4, ovvero su veicoli completamente autonomi in determinate condizioni ambientali, come ad esempio le autostrade. Anche in questo caso, però, è necessaria una specifica normativa e un ulteriore sviluppo dal punto di vista tecnologico e dei sensori. Il passaggio diretto al livello 4 è comprensibile e ritengo sarà un punto cruciale nei prossimi cinque anni. Come ricercatori europei, credo possiamo promettere ottimi risultati in questo ambito. Negli Stati Uniti sono già in corso sperimentazioni avanzate: la General Motors, ad esempio, ha testato un veicolo completamente autonomo nelle strade di San Francisco in una condizione ambientale ordinaria, con pedoni e ciclisti. Quindi mi sento di dire che i risultati sotto questo punto di vista saranno molto incoraggianti.
La diffusione del MaaS e lo sviluppo di veicoli autonomi di livello 4 sono dunque alcuni dei temi su cui si concentreranno nel prossimo futuro gli esperti nell’ambito dei trasporti.
Si tratta di una corrente che darà lavoro a molte persone, non solo in ambito industriale, ma penso ai pianificatori dei trasporti (non sappiamo ancora se esisteranno specifiche infrastrutture dedicate ai veicoli autonomi; è un argomento che, come ricercatori, stiamo analizzando), o a chi si occupa della stesura delle normative. Infine, vorrei citare altre soluzioni interessanti ma che, dal mio punto di vista, non saranno prioritarie nei prossimi 5 anni, per lo meno in contesto europeo. Ne sono un esempio le funivie. Si tratta di un sistema che non può essere implementato su larga scala, ma che permette di risolvere in modo ottimale importanti e specifici problemi in specifiche aree, soprattutto in America Latina poiché permettono l’accessibilità a quartieri o villaggi localizzati in territori particolarmente difficili. Un altro tema interessante riguarda i droni: abbiamo le tecnologie ma non abbiamo in questo momento una capacità di implementazione su larga scala. Esistono, infatti, diversi problemi da risolvere a livello normativo, della sicurezza, dell’uso dello spazio aereo, anche per la spedizione di piccoli pacchi e beni. In Europa abbiamo la tendenza ad approcciare con elevata cura e attenzione il tema della normativa, per questo credo che i droni non potranno rientrare tra le priorità dei prossimi cinque anni.

La AET è la principale organizzazione europea per professionisti e ricercatori nell’ambito dei trasporti. Su quale dei temi che ha individuato si focalizzerà l’Associazione e come potranno lavorare assieme i suoi membri per offrire un contributo su queste tematiche?
AL – Lo scopo dell’AET è molto ampio. Siamo interessati a diverse tematiche nell’ambito della mobilità e dei trasporti e, in parallelo, stiamo provando a stare al passo con i nuovi sviluppi. Promuoviamo regolarmente seminari, webinar e forum con l’obiettivo di dibattere questi temi e lavoriamo costantemente perché le tematiche al centro dei forum siano in linea con le ultime scoperte.
I comitati che curano e organizzano i forum sono costantemente aggiornati sia prevedendo nuovi membri ogni anno, sia aggiornando le tematiche su cui vogliamo si focalizzino. La nostra principale attività riguarda la European Transport Conference (ETC), la più antica conferenza nell’ambito dei trasporti in Europa, tant’è vero che quest’anno celebriamo il nostro cinquantesimo anniversario.
La chiave del successo costante dell’ETC è la sua capacità di rispondere e includere i nuovi sviluppi nel campo della mobilità, senza perdere la propria identità.
L’unicità dell’ETC è legata al fatto che non esiste un’altra conferenza – per lo meno in Europa – dove mondo universitario e industriale siano coinvolti allo stesso livello. L’ETC è l’occasione per condividere e raccogliere informazioni su un ampio range di tematiche e a partire da diverse prospettive.
Come AET e come ETC siamo interessati a ciò che il mercato sta facendo, a ciò che le aziende stanno facendo e, chiaramente, a ciò che i centri di ricerca universitari stanno facendo in questo ambito.
Come istituzione, quali sono gli strumenti sui quali la AET farà leva per offrire un contributo efficace, tangibile e sostanziale sulle tematiche identificate come interessanti nell’ambito della mobilità nel prossimo futuro (collaborazione con privati, aziende, sponsor, dipartimenti di ricerca e sviluppo, partecipazione a bandi di ricerca)?
AL – Durante la pandemia abbiamo fatto un grande sforzo per compensare la mancanza della conferenza annuale in presenza. Abbiamo sponsor e partner di lunga data con i quali possiamo dialogare apertamente e che ci hanno supportato anche durante gli ultimi due anni. Stiamo ragionando su come indirizzare i desiderata che ci vengono presentati dai partner, permettendogli di cogliere ancora oggi il valore della nostra proposta. Certamente la conferenza è un’ottima opportunità di networking dove mostrare le proprie attività, i propri prodotti e, a livello generale, il proprio lavoro. Certamente si tratta di aspetti che sono venuti in parte a mancare durante la pandemia, ma i nostri partner di lunga data hanno compreso le difficoltà e hanno confermato il loro supporto.
Abbiamo fatto molto per mantenere alto l’interesse anche del mondo accademico. Abbiamo accresciuto l’impatto delle pubblicazioni e ora siamo in grado di offrire nuove opportunità di pubblicazione nei peer review journals.
Si tratta certamente di un elemento attrattivo per tutti quei partecipanti che provengono dalle università. Lavoriamo, quindi, costantemente per promuovere i nostri “punti forti”, ovvero le opportunità di networking e di pubblicazione, ma allo stesso tempo siamo alla ricerca di nuove opportunità per comprendere meglio a che cosa sono interessate le università e i professionisti nei settori di nostro interesse. Abbiamo quindi aperto ulteriormente la possibilità di collaborazione con i nostri partner e membri, i quali possono co-guidare i contenuti che scegliamo di porre al centro della conferenza annuale, perché possiedono competenze e conoscenze chiave nell’ambito della mobilità, accrescendo il valore dei contenuti della conferenza. Il ruolo dei nostri partner provenienti dal mondo delle aziende negli ambiti di nostro interesse è fondamentale perché permette ai ricercatori di comprendere meglio che cosa vuole il mercato e che cosa è realmente fattibile.
Antonio Lobo – è un Ingegnere Civile. Ha un PhD in Transport systems e attualmente lavora come ricercatore in questo ambito presso l’Università di Porto. Ha guidato e preso parte a diversi progetti nell’ambito dei veicoli autonomi, sia a livello nazionale che Europeo. Partecipa a un progetto internazionale dedicato ai temi della sicurezza stradale e del comportamento umano che coinvolge università
in Vietnam, Malesia, Indonesia, Italia e Svezia. Fa parte della Association for European Transport dal 2019, dove ha ricoperto il ruolo di ambassador per il Portogallo. Prima di diventare Direttore del Board della AET nel novembre 2021, ha lavorato nel comitato “Intelligent Mobility Management and Operations” e ha partecipato alla Subway Efficiency Benchmarking Task Force.